Confettura mele e cannella.

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Ieri sera pervasa da un senso di malinconia misto a tristezza ho voluto fare qualcosa di buono che mi consolasse un po… quindi via con la confettura. Analizzando ciò che avevo in casa ho dedotto che l’unica confettura che potevo fare era quella di mele… ma la confettura di mele è un po triste, con la cannella invece è una meraviglia x il palato.

INGREDIENTI:
1 kg di mele (le vostre preferite)
300 Gr di zucchero
2 cucchiaini di cannella in polvere
Scorza e succo di un limone NON TRATTATO.

PROCEDIMENTO:
Lavate bene la frutta e il limone,
lasciate la buccia alle mele e tagliate a pezzetti dopo averle ripulite del torsolo. Togliete la scorza al limone con un pela patate e tagliatela a jullienne finissima. Spremere il limone.
Sistemate tutti gli ingredienti in una casseruola con bordo alto. Lasciate macerare per circa 30 minuti rimestando di tanto in tanto.
Accendete la fiamma e fate cuocere.
Se volete potete renderla più fine passando la con un mixer  ad immersione.

CONSERVAZIONE:
Lavare i vasetti di vetro accuratamente. E porti in forno a 180 C per 10 minuti.
Riempiteli con la confettura ancora calda, chiudete e rovesciateli con in tappo verso il basso. Lasciate raffreddare coperti con un panno.
Questa procedura creerà il sottovuoto.

Pasta frolla salata: Luca Montersino

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salata frolla

QUICHE: PERE GORGO E NOCI

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“Non far sapere al contadino quanto è buono il formaggio con le pere…”

LUCIANOOOOOOOOOOOO

buon comple

Nuovo compleanno… nuova sfida!
Io sono specializzata in torte dolci, ma quelle le avevano già prenotate… quindi via alle torte salate “innovative” come direbbe il maestro Montersino!
Certo, questa  di innovativo, inteso come lo intende lui, ha solo l’idea… ma da qualche parte bisogna inziare!:P
La grande innovazione sarebbe usare la frolla salata e la spuma al gorgonzola… ma il tempo non era a mio favore (ne avevo poco) e l’orario neanche (cucina serale/notturna).

Gli ingrdienti che seguono sono intesi per quattro persone se parliamo di una porzione da pranzo, ma escono circa 20 quadratini finger food se parliamo di un evento come quello di domani che sarà un APERIPRANZO.

quiche gorgo per e e noci

Ingredienti per 4 persone

una confezione di pasta sfoglia (o 360 gr se la fate voi)

1 pera

50 g di gorgonzola

30 g di gherigli di noce

3 uova

100 ml di latte

150 ml di panna fresca

qb sale, pepe

Preparazione “Quiche pere noci e gorgonzola”

Ungete ed infarinate una teglia da forno rettengolare 20×30 cm.

Srotolate o stendete la pasta sfoglia ad uno spessore di 3 – 4 mm, foderate con questa la teglia, facendo bene aderire la pasta ai bordi. Bucherellate la base con il rullo dentato o, in alternativa, con i rebbi di una forchetta per evitare che cresca troppo, e ricoprite con un foglio di carta forno, distribuitevi sopra dei legumi e premete leggermente per farli aderire al fondo e lungo i bordi.

Cuocete in forno a 200°C per 20 minuti, sfornate, togliete la carta con i legumi e, quindi infornate nuovamente per altri 5 minuti.

In una ciotola, sbattete le rimanenti uova con sale e pepe, aggiungete il latte e la panna e mescolate fino ad ottenere un composto omogeneo e denso.

Affettate la pera nel senso della lunghezza avendo cura di togliere i noccioli, e distribuitela sul fondo della pasta, aggiungete il composto di uova, latte e panna, infine il gorgonzola a pezzetti e i gherigli di noci tritati grossolanamente.

Lasciate cuocere in forno per altri 20 minuti a 200°C o fino a doratura. Aspettate 5 minuti prima di sformarla, servite la quiche possibilmente tiepida.

Note Storiche (tratto da http://www.gorgonzola.com):

Il gorgonzola è un formaggio assai antico, alcuni affermano che il gorgonzola sarebbe stato fatto per la prima volta, nella località omonima alle porte di Milano, nell’anno di grazia 879.
Secondo altri la nascita ebbe luogo a Pasturo nella Valsassina, grande centro caseario da secoli, grazie alla presenza di quelle ottime grotte naturali la cui temperatura media è costante tra i 6°C ed i 12°C e consente, pertanto, la perfetta riuscita del gorgonzola, così come di vari altri formaggi.

La cittadina Gorgonzola, in ogni caso, rimane il centro di maggior fama, se non di maggior produzione o commercio per vari secoli; infatti il primo vero nome del gorgonzola fu quello di “stracchino di Gorgonzola”, meglio definito poi dal suo sinonimo di “stracchino verde”. In tal contesto, è fuor di dubbio che la sua produzione avvenisse con le mungiture autunnali della transumanza di ritorno dalle malghe od alpeggi.

La diffusione del gorgonzola, per quanto lenta se rapportata ai successi di altri formaggi, fu tuttavia costante almeno per quanto riguarda l’area tra Lombardia e Piemonte: tanto il Pavese quanto il Novarese si aggiungono in modo massiccio a Milano ed al Comasco nella produzione del gorgonzola.

Si prefigura così quello che i decreti del 1955 e del 1977 delimiteranno come zona di produzione e di stagionatura di questo formaggio ormai assurto alla denominazione di origine tutelata.

Dagli inizi del ‘900 in poi il gorgonzola assapora i suoi crescenti successi soprattutto all’estero, stabilendo un record nelle esportazioni con oltre 100 mila quintali annui di formaggio destinati a Inghilterra, Francia e Germania; mentre il primo paese predilige il gorgonzola bianco di sapore mite e leggermente piccante, francesi e tedeschi richiedono espressamente quello dalla pasta venata e dal gusto marcato, il cosiddetto gorgonzola “a due paste”.

Nell’immediato dopoguerra viene messa a punto una nuova tecnica, cioè la lavorazione del gorgonzola ad “una pasta”. Gradualmente sostituisce la precedente produzione, assai empirica, sensibilmente più costosa, igienicamente e qualitativamente incostante. I caseifici e le molte latterie disseminate in tutta la pianura padana, raccolgono il latte presso tutte le cascine e producono il formaggio che viene quindi trasportato presso i grandi centri di stagionatura. Negli anni settanta gli oltre 100 caseifici devono necessariamente modernizzare gli impianti produttivi e diversi piccoli produttori, non riuscendo a sostenere le spese, devono lasciare. Rimangono quindi ad oggi circa una trentina di aziende ben strutturate che oltre a lavorare il latte, il gorgonzola lo stagionano nei lori moderni impianti; si distinguono in grandi e medi complessi.

La produzione degli ultimi anni conferma lo spostamento dell’asse produttivo. Tra le tre maggiori provincie produttrici, Novara raccoglie oltre il 45 %, Pavia il 22 % e Milano il 15%. Il resto si divide tra le altre provincie dell’area tipica di produzione e di stagionatura indicata dalle leggi di tutela di denominazione.

 

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Buona Pasqua a tutti.

GOLOSIAMOCI

Cimeie

Ecco una ricetta delle feste che risale alla mia infanzia e a quella di mia mamma e mia nonna prima di me.

Una ricetta secolare che un tempo si faceva con la farina grezza,  le uova delle galline del proprio pollaio e il forno a legna.

Oggi risente del logorio moderno e della frenesia cui siamo sottoposti ogni giorno, ma due ingredienti sono rimasti invariati nel tempo: l’ammoniaca per dolci e l’amore per questa ricetta.

Vi do due versioni differenti ovvero la ricetta storica (ottima) e quella riadattata senza saccarosio, per quanto riguarda il come è lo stesso per entrambi.

INGREDIENTI (Ricetta Storica):
500 gr di farina
6 uova
200gr di burro
180 gr di zucchero
ammoniaca per dolci

per la guarzizione:  1 tuorlo e confettini colorati

INGREDIENTI (Ricetta senza Saccarosio):
500 farina
6 uova
200 gr burro
180 gr di maltitolo o 150 gr di fruttosio
ammoniaca per dolci

per la…

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PanConiglio Pasquale

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panconiglioEcco una rcetta semplice e di grande effetto:

Per l’impasto:
300 g farina bianca tipo “00”
200 g farina tipo manitoba
1 bustina di Lievito di birra (secco) o 16 gr di levito di birra fresco
10 g zucchero (2 cucchiaini)
1 cucchiaino colmo di sale
30 g burro.
300-325 ml latte tiepido (37-40°)

  • Setacciare la farina in una terrina larga e mescolarvi il lievito di birra (se usate quello fresco ricordatevi di scioglierlo in acqua)
  • Al centro del mucchio praticare una buca e versarvi zucchero, sale e il burro liquefatto.
  • Amalgamare il tutto con l’aiuto di una forchetta, aggiungendo un po’ alla volta il latte tiepido.
  • Lavorare l’impasto sul piano del tavolo infarinato per almeno 10 minuti, allargandolo con i pugni chiusi, riavvolgendolo e sbattendolo sul tavolo.
  • Rimettere l’impasto nella terrina infarinata, coprirlo con un canovaccio umido e porlo a lievitare in luogo tiepido, fino a quando il suo volume sarà raddoppiato.
  • Con l’impasto ben lievitato formare 16 palline uguali, dando loro una forma leggermente ovale, disporle non troppo vicine su due lastre da forno foderate con carta da forno e far lievitare nuovamente in luogo tiepido per 15-20 minuti.
  • Praticate il taglio per fare la forma di coniglietto come in figura. Potete far risaltare gli occhi usando dei pezzettini d’oliva o semini di papavero.

panconiglio1

  • Infornare una lastra alla volta e cuocere per 10-12 minuti sul ripiano medio (alto per il forno a gas) del forno preriscaldato (elettrico e a gas: 200-210°C, ventilato 190-200°C).

Arianna Style – La frolla più buona che c’è!

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Io e la pasta frolla non siamo mai state amiche!

Ho studiato la teoria fino allo svenimento (potete leggere un compendio dei miei studi in questo post ) : più burro, meno zucchero, lievito si e lievito  no. L’impasto è topo secco, poi è troppo mollo, si attacca ovunque…Non sono mai riuscita a ottenere un risultato soddisfacente.

Poi un giorno qualunque di un anno qualunque il mio capo compie gli anni! Non che non lo avesse mai fatto, sia chiaro, ma in quell’occasione, inaspettatamente, si presenta in ufficio con una crostata alla confettura, il diametro era compreso tra i 30 e i 33 cm ed era “PRATICAMENTE PERFETTA SOTTO OGNI ASPETTO”  (parafrasando Mary Poppins), sapore compreso!

Quella ricetta doveva essere mia!

Così ho pregato il Grande Capo di estorcere ad Arianna (sua moglie) la ricetta… da qui ARIANNA STYLE.

Ora, sperando di non rivelare una  lontana alchimia di famiglia, condivido con voi queste grammature PERFETTE:

Ingredienti per Frolla Arianna Style:

600 gr Farina debole

400 gr Burro Pomata

180 gr di Zucchero

4 tuorli

buccia grattugiata di limone secondo gusto

4 cucchiaini di lievito per dolci

Confettura a piacere

Zucchero a velo per guarnire

 

Si procede come sempre per l’impasto e si fa riposare un ora in frigo.

Di seguito qualche foto delle mie crostate migliori (ed è tutto dire perché io le trovo orrende, anche se buone)

crost mony1

crostata crostatina1

PS. L’ultima crostatina, quella impacchettata, ha ricevuto il parere favorevole della MAESTRA, con una piccola critica: dovevo cuocerla un pò di più 😦

2 Torte x 1 Compleanno

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TORTALei non lo sa… ma ci ho lavorato due giorni senza soste alla realizzazione della doppia torta di compleanno.

Lei è una mia collega, lavora al piano sopra il mio, io agli stipendi lei al matricolare. Ci sono affezionata.

Domenica era il suo compleanno (quanti anni faccia è un segreto, non che non lo sappia, è che non si dice!) e per l’occasione ho prodotto una torta abbastanza grande (26 cm di diametro) di Pan di Spagna con crema al cioccolato e decorazioni di pasta di zucchero, e una seconda torta, più piccola (16 cm di diametro) sempre di Pan di Spagna con crema di Nutella e mascarpone guarnita con Togo e M&M (i Togo in realtà sono quelli della la sotto marca della  Carrefour che trovo molto buoni).

TORTA TOGO E M&M

Antefatto:

Prima di comiciare questa avventura del “2 torte x 1 Compleanno” la mia idea era di fale quella più grande con il cioccolato plastico.

Ho cercato una ricetta che mi sembrasse valida e…. pronti per l’avventura!

100 gr di cioccolato bianco, 1 CC scarso di acqua e 1 CC di miele. Riposo 12 ore…

Appena fatto il panetto era fatasticamente morbido e lavorabile… io lo avrei trasformato subito in rose gigli e quant’altro, ma la ricetta diceva di riporlo in credenza avvolto nella carta pellicola per 12 ore… così ho fatto! Il giorno dopo mi sono trovata tra le mani un mattoncino di cemento, duro e illavorabile… AHHHHHHHHHHHH grido di disperazione!

A questo punto ho pensato di ammorbidirlo nel micoonde, infatti ha funzionato, si è reso impastabile, ma si sbriciolava tutto… insomma, un fallimento!

Ecco perchè la prima torta è diventata in PDZ.

TORTA PDZ3

Pan di Spagna e  creme di farcitura potete sceglierle come meglio vi pare a voi, quella che usate sempre e che vi viene benissimo sarà ottima!

Sul Pan di Spagna (per il quale avevo già fatto un post che trovate QUI con altre grammature), però, voglio darvi questa pesatura del Maestro Luca Montersino: 500 gr di uova intere, 300 gr di zucchero, 300 gr di farina debole, 100 gr di fecola di patate. Con questa dose le ho realizzate entrambe.

Difetti evidenti (anche se glissati e negati dai commensali):

1- poca umidità del pan di spagna.

2- torta leggermente piramidale perchè ho dimenticato di rigirarla sotto sopra prima di tagliarla e farcirla… errore da principiante… me tapina 😦

TORTA PDZ2 DETTAGLIO

…ed infine ecco il taglio delle torte…  sezione pdz

 

torta mm togo sez

TORTA AL LIMONE

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torta al limoneDopo un fallimento, per la legge delle probabilità ci sta il successone!
Questa mi è venuta buona! MOLTO BUONA!
Il limone si sente ma non è fastidioso, è sofficie e umida al punto giusto!

Ingredienti (per 6-8 persone)

  • 280 gr. di farina lievitata (oppure aggiungere 10 gr di lievito er dolci)
  • 200 gr. di zucchero
  • 125 gr. di burro
  • 3  uova
  • 3  limoni
  • 125 gr. di yogurt bianco

Procedimento

Preparare gli ingredienti.

Separare i tuorli dagli abumi e montare a neve quest’ultimi.

Grattuggiare la buccia di tre limoni e spremere il succo di due e mettere da parte.

Lavorare burro e zucchero con le fruste o in planetaria. Aggiungere un tuorlo alla volta lasciando assorbire bene i precedente prima di passare al successivo. Incorporare scorza di limone, succo di limone e  yogurt.

Aggiungere la farina e d infine gli album montati a neve.

Ungere una teglia di 22 cm di diamentro e infornare a 180° per 55 minuti (affidarsi comunque alla prova stecchino).

Canestrelli al sale rosa dell’Himalaya e cumino

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montersino 02_02_13
Chi mi segue su Facebook già lo sa.

Il 2 febbraio sono stata ad un meraviglioso corso di pasticceria dolce e salata tenuto dal Maestro Chef  LUCA MONTERSINO, un vero e proprio mito nel mondo della pasticceria, attualmente il piu’ famoso pastrystar italiano nel mondo.

Non so dirvi quante cose abbia imparato e quanto sia stata felice di vedere il Maestro lavorare le materie e trasformarle in pochissimo tempo in qualcosa di sublime.
Oltre alla parte operativa il Maestro ha tenuto una master class sull’importanza dello zucchero nella pastecciarie dolce e su come sostituirlo per massa e comportamente nella pasticceria salata: non immaginate quante cose faccia lo zucchero in un pasticcino o in una crema… è un equilibrio chimico-alchemico inimmaginabile di cui parlerò in uno dei prossimi post.

Vi propongo di seguito una ricetta veloce e di grande effetto. una pasticceria dell’illusione, sembra dolce e invece è salata. Guardate la foto prima, leggete gli ingredienti poi.
Tra le materie da utilizzare troverete due ingredienti particolari, il maltitolo e la gelatina kappa.

MALTITOLO
Il MALTITOLO è un disaccaride alcolico ottenuto a partire dallo sciroppo di maltosio (a sua volta ottenuto dall’amido di mais), costituito da glucosio e sorbitolo, utilizzato comunemente come dolcificante nei prodotti dolciari o farmaceutici.
Ha un buon potere dolcificante, stimato intorno al 75% di quello del più comune zucchero da tavola (saccarosio) ed ha il vantaggio di svolgere le stesse funzioni dello zucchero (es. potere d’impasto, capacità di assorbire liquidi, caramellizzazione…) dolcificando molto meno.
Questa sostanza, inoltre, non possiede retrogusto e, pertanto, risulta particolarmente gradita rispetto ad altri edulcoranti e, essendo termostabile, può essere utilizzato in cottura.
Si trova in commercio in due forme: sotto forma di polvere, ma con granulometria più fine rispetto allo zucchero semolato, e in forma di sciroppo (utile soprattutto nelle preparazioni che non possono essere scaldate, poiché più solubile rispetto alla polvere).

KAPPA
Il KAPPA viene estratto da alcuni tipi di alghe rosse. Agisce come gelificante ed è adatto per la preparazione di gelatine di consistenza rigida e delicata.
Si presenta in polvere raffinata.
Amalgamare a freddo e portare ad ebollizione.
A contatto con mezzi acidi perde parte della sua capacità gelificante.
Da utilizzare in preparazioni alimentari, uso limitato.

canestrello salato

Questi sembrano biscotti, ma in realtà sono canestrelli al sale rosa dell’Himalaya e cumino. Ricetta tratta dal libro “Piccola pasticceria salata” di Mondadori scritto dal Maestro.
Inutile dire che ho impastato personalmente la frolla salata davanti al Maestro … che emozione!

Ingredienti per 24 pezzi
Per i canestrelli:
220 g di farina 00
20 g di fecola di patate
150 g di burro
30 g di maltitolo
70 g di tuorli cotti
25 g di Parmigiano-Reggiano
20 g di latte fresco intero
q.b. di noce moscata
3 g di sale

Per la finitura:
100 g di glassa bianca salata (vedi box sotto)
2 g di semi di cumino
2 g di sale rosa dell’Himalaya

Per i canestrelli, mettete i tuorli in un contenitore di plastica, copriteli con acqua e cuoceteli nel forno a microonde fino a renderli sodi (circa 3 minuti e mezzo, dipende dalla potenza del microonde). Una volta raffreddati passateli al setaccio fine.
Sabbiate in planetaria con la foglia la farina, la fecola, il burro e il maltitolo; aggiungete i tuorli sodi passati al setaccio, il latte, il sale, la noce moscata e il Parmigiano; lasciate riposare l’impasto in frigorifero per i ora circa. Stendete l’impasto con un matterello allo spessore di 7 mm.
Coppate dei dischetti con un coppapasta dentellato e foratene il centro con l’aiuto di una bocchetta liscia. Disponete i canestrelli in una teglia e cuoceteli in forno a 160 °C per 15-20 minuti circa. A fine cottura, estraete la teglia dal forno e fate raffreddare.

glassa bianca salata
Prima di servire, glassate la parte superiore dei canestrelli con la glassa bianca salata calda, adagiate sopra i semi di cumino e le scagliette di sale rosa.

Dorayaki – Dolce Giapponese

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Breve storia dei Dorayaki (Wiky)

Il dorayaki (どら焼き) è un tipo di dolce giapponese composto da due pancake formati a partire dalla kasutera (impasto simile al pan di spagna) e riempito al centro con l’anko, una salsa dolce rossatra ricavata dai fagioli azuki.

Dora significa “gong”, la leggenda narra che un samurai di nome Benkei dimenticò il suo gong a casa di un contadino presso il quale si nascondeva, e che questi lo usò per preparare il primo Dorayaki, da cui, appunto, deriva il nome.

I dorayaki sono anche noti per essere il piatto preferito di Doraemon, ma diversamente da quanto potrebbe sembrare, il suo nome non deriva da dorayaki bensì da doraneko ovvero “gatto vagabondo”.
Doraemon_vs_Dorayaki

Prepariamoli!

Ingredienti:

3 Uova
1 Tazza di farina
2/3 di una tazza di zucchero
3 Cucchiai d’acqua
1/2 Cucchiaino di lievito (da sciogliere nell’acqua)
Olio per ungere la padella
Comprate l’Anko (la marmellata di fagioli Azuki) oppure occidentalizziamoli con la confettura di castagne o cioccolato.

doryakiPreparazione:

Sbattiamo bene le uova e aggiungiamo piano la farina cercando di non creare troppi grumi. Aggiungiamo poi il resto degli ingredienti.

Riscaldiamo una padella antiaderente, ungiamola e lasciamo scaldare.
Ogni lato della frittella va fatto con 2 cucchiai del composto.
Lasciamo cuocere da una parte fino a che appaiano delle piccole bollicine sulla parte superiore e fino a far imbrunire quelal inferiore (ci vorranno circa 30/40 secondi).
Giriamola e cuociamolo allo stesso modo dall’altro lato.
Dovrebbero venire alte mezzo centimetro circa.

Una volta che avrete fatto tutte le frittelle e si saranno raffreddate, spalmate l’Anko su una focaccina unendone un’altra così da chiuderla come un panino!